Tra i 75 e i 95 metri di profondità, nei fondali a Nord – Ovest dell’isola di Levanzo, nel corso della campagna di ricerche effettuata nei mesi di Settembre e Ottobre dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con i subacquei altofondalisti della GUE – Global Underwater Explorer e il Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza, sono state effettuate nuove scoperte di grande interesse scientifico che arricchiscono le conoscenze sulla “Battaglia delle Egadi”.
Il luogo della battaglia era stato già identificato negli anni scorsi, ma quest’anno le ricerche si sono concentrate in un’area ritenuta più importante per numero di target, individuati durante la campagna effettuata nella scorsa estate dalla nave oceaonografica della statunitense RPM Nautical Foundation. La zona individuata infatti risultava essere molto promettente, visto che evidenziava la presenza di ben tre rostri. Le attività appena concluse si sono concentrate sul rilievo, la documentazione e il recupero del rostro denominato “Egadi 18”.
“La ricerca nei fondali delle Egadi – dichiara l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Sebastiano Tusa – continua con grande successo, dimostrando ancora una volta la grande ricchezza dei fondali egadini e, in particolare, presso il luogo dove avvenne la Battaglia delle Egadi nel 241 a.C.. Malgrado ormai il corpus dei materiali rinvenuti sia estremamente ricco, come dimostra il numero di rostri ed elmi individuati e recuperati (19 rostri, 22 elmi del tipo montefortino e numerose anfore), l’originalità di quest’ultimo reperto è foriera di ulteriori sorprese che la ricerca futura sicuramente ci offrirà”.
L’eccezionale novità scaturita dai rinvenimenti di questa campagna di ricerche è costituita proprio dal rostro Egadi 18, chiaramente romano, e che risulta essere il primo del suo genere, un unicum nel panorama di tale classe di rostri visto che presenta una decorazione in rilievo raffigurante una vittoria alata a tutto tondo.
“E’ un risultato molto importante – dichiara il soprintendente del mare Adriana Fresina – soprattutto sotto il profilo scientifico, poiché aggiunge altri reperti con caratteristiche assolutamente inedite rispetto a quelli già noti e recuperati e che certamente potranno fornire nuovi dati tipologici, tecnici, epigrafici e storici. Le indagini subacquee, sono state condotte quest’anno con nuove tecniche di ricerca in un esempio di giusto equilibrio fra ricerca strumentale e intervento diretto dell’uomo”.
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