Viaggi, anelli e decine di migliaia di euro per pilotare le nomine dei magistrati a capo delle Procure, una delle quali sarebbe stata però “fermata dallo stesso presidente della Repubblica”. Le indagini che coinvolgono Luca Palamara, il sostituto procuratore ed ex consigliere del Csm accusato di corruzione, assumono sempre di più le forme di un’inchiesta che si abbatte con un effetto domino su più di una cittadella giudiziaria. La Guardia di Finanza e i magistrati di Perugia hanno perquisito il suo ufficio in Procura a Roma. E spuntano i nomi illustri di altri indagati che avrebbero favorito Palamara per eludere le indagini a suo carico: tra questi, il pm Stefano Rocco Fava – il magistrato dell’esposto contro il procuratore di Roma Pignatone – e il consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura Luigi Spina. Sulla vicenda, l’Associazione Nazionale Magistrati “confida che il percorso decisionale del Csm non sia in alcun modo influenzato da alcun altro fattore, esterno o interno alla magistratura”.
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