Una bella idea si è tramutata in un bel progetto e ora si spera che potrà diventare anche un bel business. Intanto perché è un’iniziativa ecosostenibile e poi perché l’ha inventata un ricercatore di Latina dell’Enea, Sergio cappucci, ex dirigente del Comune capoluogo, insieme al suo collega Massimo Maffucci (ha collaborato al progetto anche Carla Creo che con Cappucci lavora presso il Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali dell’Enea). Parliamo di posidonia, anzi delle foglie che la pianta marina perde d’inverno e che vengono portare a riva dalle onde. Un problema e una scocciatura per balneari e bagnanti. Che farne? E qui arriviamo al progetto che verrà presentato il 19 (dalle 16 alle 19.30), 20 e 21 giugno (dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 19.30) a San Felice Circeo in un tratto di spiaggia libera accanto alla Conchiglia. Già, perché gli scarti di posidonia sono diventati l’imbottitura naturale per ombrelloni, lettini e ora anche separé anticovid.Ma partiamo dall’inizio. «Il progetto lo abbiamo sperimentato a Favignana e abbiamo vinto il Green Coast Award – racconta Cappucci – ma eravamo partiti per risolvere tutt’altro problema. Abbiamo cercato di immaginare come utilizzare quelle foglie spiaggiate e abbiamo pensato di farne imbottiture di barriere naturali anti erosione». Poi è venuto il resto. Ovvero il brevetto per farne arredi da spiaggia che è piaciuto a una nota ditta di design che ha deciso di realizzarli. Quello a San Felice sarà un allestimento pilota con tre ombrelloni e circa 15 oggetti diversi di arredo balneare su una superficie autorizzata di 80 metri quadrati di spiaggia libera dove faranno la loro prima uscita anche i separé anti Covid. su spiaggia pubblica a fianco de La Conchiglia. Opportunamente igienizzata. posti anche i separatori che implementati ultime settimane.L’idea è quella di diffonderlo là dove ci sono grandi accumuli di foglie di posidonia come in Sardegna o in Puglia. Da noi ce ne sono tra Terracina e San Felice e in misura minore tra Latina e Sabaudia. In sostanza le amministrazioni comunali o gli operatori balneari sfruttando il percorso individuato e tracciato dall’Enea possono risolvere molti problemi. Già, perché rimuovere la posidonia è complicato e se raccogliendola dalla spiaggia non la si separa dei rifiuti con cui si mescola sulla battigia si rischia perfino una denuncia per violazione nello smaltimento. «Il progetto punta a dare una soluzione al 60% delle nostre coste interessate da questo fenomeno» racconta Cappucci. Nella pratica uno stabilimento che si ritrova a fronteggiare questo fenomeno (quelle fastidiose alghe marroni che stagnano sulla battigia) non deve far altro che raccoglierle, metterle ad asciugare, separale dai rifiuti e imbottirci gli arredi che vanno da morbidi lettini a puff e ombrelloni. «Tra l’altro le imbottiture richiedono volumi significativi di foglie secche e nel corso dell’estate vanno anche ricaricate agevolando la pulizia delle spiagge». L’azienda italiana che ha creduto nel progetto ha i suoi prezzi che sono leggermente più alti di quelli di un lettino da spiaggia tradizionale. «Stiamo lavorando anche ai rivestimenti – racconta Cappucci – per farli con plastica riclata e come ultima frontiera con fibre naturali». Poi a fine estate le imbottiture possono essere svuotate in mare riportando i resti della posidonia nel loro ambiente naturale creando anche un effetto di protezione della costa.Vittorio Buongiorno© RIPRODUZIONE RISERVATA
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