Come con tutte le meduse, le tossine possono provocare uno choc anafilattico variabile da individuo a individuo e che può avere esiti fatali se non affrontato velocemente. Bambini e cardiopatici possono subire le conseguenze più gravi. In Australia esiste un vaccino specifico contro la Vespa di mare, che però va somministrato con rapidità. Le cubomeduse sono presenti anche nei nostri mari, ma non con specie pericolose come quelle del Pacifico. In Adriatico è diffusa Carybdea marsupialis, tre centimetri di diametro ma con tentacoli lunghi 30 centimetri. «Non è mortale, ma provoca intense irritazioni», avverte Angela Santucci, biologa marina dell’Istituto di scienze marine Ismar-Cnr. «A metà luglio sono state viste sul Gargano e ai primi di agosto in Puglia tra Molfetta e Giovinazzo».
Nei nostri mari si ricorda solo un caso mortale dovuto alle meduse, provocato dalla Caravella portoghese (Physalia physalis): una donna di 69 anni che morì nell’agosto 2010 in Sardegna. «La Caravella portoghese, che non è una vera medusa ma una colonia di idrozoi», dice Stefano Piraino, professore di zoologia dell’Università del Salento, «non è una specie mediterranea. Esemplari sono entrati dallo stretto di Gibilterra. Oltre che in Sardegna, sono stati avvistati alle isole Egadi e nello stretto di Messina: casi sporadici che non destano preoccupazione».
Attraverso il canale di Suez è arrivata Rhopilema nomadica. «Nel Mediterraneo orientale è già un problema: non è mortale, ma è molto urticante», avverte Luigi Musco, biologo marino e ricercatore della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli. «In Israele è attivo un servizio per avvertire della presenza di questa medusa di 40 centimetri di diametro e cinque chili di peso». La medusa autoctona più urticante presente in quantità nei nostri mari è Pelagia noctiluca. «Grande dieci centimetri, colore marrone-violetto, ha lunghi tentacoli», illustra Giorgio Bavestrello, docente di zoologia all’Università di Genova. «Vive in profondità e risale seguendo le sostanze nutrienti nei canyon sottomarini. È diffusa nel Tirreno e nel mar Ligure».
Le meduse non attaccano l’uomo e non mordono. Le sostanze urticanti vengono rilasciate da minuscoli arpioni collegati a un filamento che viene estroflesso dai tentacoli come difesa o per catturare le prede. Se si viene a contatto con una medusa, non farsi prendere dal panico e uscire dall’acqua. «Per alleviare il dolore non usare aceto, ammoniaca o alcol che aumentano l’irritazione provocata dalle tossine», suggerisce Piraino. «Bagnare la parte colpita con acqua di mare e applicare ghiaccio o un impacco freddo. Usare acqua e impacchi caldi solo con la Caravella portoghese e le cubomeduse. Con alterazioni del respiro o del battito cardiaco, recarsi al pronto soccorso». Sul sito jellyrisk.eu informazioni su come riconoscere le meduse e un manuale di primo soccorso.
Le meduse sono in aumento in tutto il mondo. «Nel Mediterraneo sono decuplicate in 15-20 anni», dice Ferdinando Boero, professore di zoologia e biologia marina all’Università del Salento. Molte le cause, tra queste il riscaldamento dell’acqua dei mari. «Anche l’eccesso di pesca ne favorisce la proliferazione».
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