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Nella zona, nonostante il cartello di divieto di balneazione si tuffano turisti e famiglie. Uno degli abitanti racconta: “Le chiamano terme calde ma non sanno che in parte sono tossiche”. Due anni fa la Sea, l’azienda che gestisce la centrale, aveva chiesto lo spostamento dell’impianto ma l’iter è stato bloccato dal parere negativo della Regione siciliana. L’azienda presentò un dossier che conteneva anche una relazione tecnica in cui si ricostruiva la genesi e lo sviluppo di uno sversamento che ha penetrato le “rocce permeabili” fino alla falda acquifera
“Ho cinque serbatoi e da quindici anni al posto dell’acqua mi arriva il gasolio”, denuncia la signora Anna Planeta, che abita al fianco della Centrale elettrica alimentata a gasolio: a dividerli è soltanto un muro. “Un giorno ho scoperto uno dei miei serbatoi pieni di una sostanza nera, sembrava catrame, chiamai i responsabili della centrale e mi dissero: Ci scusi, c’è stato un danno ma risolviamo. In una notte vennero con le ruspe e con dei tubi asportavano il liquido”.
Due anni fa la Sea, l’azienda che gestisce la centrale, aveva chiesto lo spostamento dell’impianto ma l’iter è stato bloccato dal parere negativo della Regione siciliana. All’epoca l’azienda presentò un dossier che conteneva anche una relazione tecnica, datata settembre 2014, in cui si ricostruiva la genesi e lo sviluppo di uno sversamento di gasolio che ha penetrato le “rocce permeabili” fino alla falda acquifera. “Negli anni Ottanta si è verificato un rilascio di prodotti petroliferi da un serbatoio interrato localizzato nella centrale elettrica. Nel 1984 il serbatoio è stato rimosso e si è proceduto con la rimozione del terreno impattato”. L’incidente sembrava risolto ma nel 2001 venne di nuovo “rilevata la presenza di prodotto petrolifero all’interno di un pozzo industriale localizzato all’interno della centrale”. I monitoraggi continuarono fino al 2014 e i tecnici fino all’ultimo test rilevarono “una significativa presenza di surnatante (sostanza oleosa galleggiante)”.
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