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«Bruciatemi. E il mio corpo appena arso sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me…». Così lasciò scritto, in un foglietto spiegazzato, Luigi Pirandello. Pensava, par di capire, al mare davanti a Girgenti. Macché, finì tutto in una surreale disavventura pirandelliana troppo lunga da raccontare. Mezzo secolo prima Garibaldi aveva manifestato una volontà simile: esser bruciato su una «pira di legni di agaccio, lentischio, mirto». Dopo di che le ceneri sarebbero state raccolte in un’urna di granito «dietro il sarcofago delle nostre bambine sotto l’acacia che lo domina». Seconda versione, avvalorata dai nipoti: «Le mie ceneri saranno sparse sul mare di Caprera». Macché: per ragioni di Stato lo imbalsamarono e imprigionarono, amato ma recluso, in un mastodontico sepolcro di pietra.

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