A Favignana, nel cuore dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, c’è un ospedale per tartarughe marine, dal 2015.
C’è un ospedale perché le tartarughe marine, come la Caretta Caretta, sono vittime accidentali della pesca, finiscono nelle reti e abboccano agli ami. In alcuni casi invece le tartarughe vengono ferite dall’urto con lo scafo di una barca, ma più spesso sono vittime della plastica, perché ne ingeriscono in grande quantità scambiandola per cibo e alla fine non riescono più a nuotare.
Dal 2015 chi trova una tartaruga ferita o in difficoltà la può catturare e portare al centro. Spesso sono i pescatori a portarle, ma anche i turisti fanno la loro parte, specialmente quelli in barca, segnalando, catturando e trasportando gli animali feriti al centro. Dei 32 esemplari recuperati 19 sono stati poi reimessi in natura pienamente ristabiliti grazie alle cure dello staff dell’Area Marina Protetta.
Quest’anno il centro per tartarughe è stato ampliato, aggiungendo al Primo Soccorso nei sotterranei del Palazzo Florio un nuovo stabulario all’interno dell’Ex Stabilimento Florio, diventando così un centro di recupero più completo dotato sia delle vasche che di una sala operatoria e di uno spazio didattico.
Guarda le foto del nuovo centro di recupero tartarughe di Favignana
Il progetto per tracciare il percorso delle tartarughe marine con il GPS
E’ inoltre in corso un progetto di carattere tecnologico per tracciare con degli speciali tag GPS gli animali reimmessi in natura, che darà la possibilità di seguire la posizione degli animali e studiarne quindi i percorsi nel mediterraneo.
In pratica al carapace delle tartarughe verrà agganciato un dispositivo che è in grado di inviare la sua posizione in termini di latitudine e longitudine ad un server centrale, che tiene così traccia dei movimenti degli animali.
In futuro i dati verranno resi disponibili anche online per tutti, probabilmente sul sito che Rio Mare, sponsor del progetto, dedica alle Egadi.
Avvistamenti della foca monaca alle Egadi
Un altro animale che è presente nell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, ma che è veramente difficile da vedere è la foca Monaca, la cui presenza era certa fino a metà degli anni ’70, ma che sembrava ormai quasi sparita dal Mediterraneo.
Da qualche anno, invece, grazie Istituto Superiore per la Ricerca Applicata al Mare (ISPRA), sono state trovate le tracce della foca in alcune grotte sommerse e semi sommerse dell’isola di Marettimo (2016) e in quella di Favignana (2017). La presenza è stata documentata con delle foto trappole, cioè delle macchine fotografiche automatiche, sensibile agli infrarossi, che scattano foto anche al buio quando c’è del movimento. Le ultime foto sono di dicembre 2017.
Nel comunicato dell’Area Marina Protetta si legge anche che gli esemplari fotografati sono due femmine, le cui cicatrici sul corpo sono indicative di tentativi di accoppiamento. C’è quindi la certezza della presenza nelle Egadi della specie, e c’è anche la speranza di una frequentazione con altri esemplari in un’area più ampia che fa ben sperare per un futuro ripopolamento.