Riti, rituali, nenie e leggende. Anche di questo sono fatte le mafie. Retaggi antichi, rispolverati non troppo di rado, ad affiancare un crimine organizzato sempre meno rustico e sempre più evoluto. È l’agosto del 2017 quando una delle sei vittime di quella che diverrà nota alle cronache come la strage di Duisburg fa bruciare un santino di San Michele Arcangelo con tre gocce del proprio sangue e fa giuramento di fedeltà alla ‘ndrangheta in nome dei tre cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Carcagnosso.
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