A Genova è arrivato Vittorio, che a Marina di Pisciotta (Sa) porta avanti con pochissimi altri la pesca delle alici di Menaica (Presidio Slow Food), utilizzando antiche tecniche che tutelano le altre specie. C’è Lorenzo Dasso, che da generazioni in Liguria, a Cavi di Lavagna, coniuga la pesca con la cucina, facendo scoprire bellezze naturali e gastronomiche a turisti e appassionati. Mestiere, questo, prevalentemente maschile, nel quale le donne hanno spesso un ruolo fondamentale ma non sempre valorizzato. «Siamo dipendenti da un piccolo pezzo d’acqua, e questo ti dà una connessione speciale con la tua professione. Negli ultimi decenni, il numero di pesci è diminuito nel mare di Wadden e con esso il numero di pescatori. I cambiamenti nell’ecosistema rappresentano una minaccia per alcune specie ma anche per noi e per le nostre tradizioni di pesca», racconta Barbara Rosenburg-Geerstsena, raccoglitrice di ostriche del mare di Wadden, nei Paesi Bassi. «Certo, essere donna in questo mondo a volte è faticoso perché il nostro è un mestiere molto fisico, ma dà anche grandi soddisfazioni. I pescatori nella nostra zona stanno diminuendo, e di conseguenza anche le donne che li aiutano nella vendita e distribuzione sono costrette a cercare un’altra occupazione». Sally Barnes ha affumicato pesce «più a lungo di quanto possa ricordare» ed è l’unica persona in Irlanda ad affumicare ancora il salmone selvaggio utilizzando un antico metodo, che consiste nel mettere il pesce sotto sale e poi asciugarlo con il fumo. Deve anche competere con la produzione intensiva di salmone allevato, che lei definisce «un’iniziativa del governo per trasformare l’Irlanda in una fabbrica di salmoni».
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