Mentre i telegiornali di tutto il mondo riportavano il devastante disastro del naufragio della Costa Concordia al largo delle coste del Giglio, un’altra tragedia si stava consumando silenziosamente a pochi chilometri di distanza, sull’isola di Montecristo. Considerata il cuore dell’Arcipelago Toscano, Montecristo, Riserva Naturale Biogenetica dello Stato Italiano, è uno dei luoghi più protetti ed inaccessibili del Mediterraneo. Composta da un gigante ammasso granitico che si erge dal mare fino a quota 645 metri, è caratterizzata da liscioni a forte pendenza che strapiombano giù, immergendosi nel mare un tempo incontaminato. Per non disturbare questo fragile ecosistema, i visitatori devono chiedere di partecipare a una delle rare escursioni estive sui sentieri della Cala Maestra. Solo pochi ricercatori possono ottenere un permesso speciale per visitare l’isola senza vincoli. È in questo ambiente, un tempo incontaminato, che nel 2012 l’Ente Parco ha deciso di realizzare il progetto “Life-Montecristo 2010”, finanziato con circa 1,6 milioni di euro, disperdendo via elicottero, su tutta la superficie dell’isola, oltre 14 tonnellate di esche contenenti “brodifacoum” (allegato 1), un veleno noto per essere persistente nell’ambiente ed altamente tossico anche per gli organismi acquatici. La loro idea era di eradicare il ratto nero, presente a Montecristo dall’epoca dei Romani, con l’obiettivo di salvaguardare una unica specie di uccello marino, la Berta minore, non curanti degli effetti disastrosi che tale intervento avrebbe avuto sull’ecosistema.
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