ROMA (ITALPRESS) – Fonti rinnovabili, efficienza energetica, depurazione delle acque, recupero e riciclo dei materiali: le isole minori potrebbero essere il regno della sostenibilità, territori all’avanguardia rispetto alla gestione delle sfide che il riscaldamento globale ci pone. L’Italia, in primis, avrebbe molto da guadagnare dalle enormi potenzialità di innovazione e turismo ambientale che le sue isole minori offrono. Purtroppo, il divario tra le possibilità e la situazione di fatto è enorme: le nostre 27 isole minori abitate risultano attualmente fra i territori meno virtuosi dal punto di vista della gestione del territorio. Per cercare di invertire la rotta, Legambiente e l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (CNR-IIA) hanno promosso l’osservatorio Isole Sostenibili e presentato il loro rapporto annuale sul tema. Le 27 isole minori abitate analizzate nel dossier sono, suddivise per regione: Capri, Ischia, Procida per la Campania; Capraia, Isola del Giglio, Gorgona, Isola d’Elba per la Toscana; Ponza e Ventotene per il Lazio; Isole Tremiti per la Puglia; Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Favignana, Marettimo, Levanzo, Ustica, Lipari, Vulcano, Stromboli, Panarea, Filicudi, Alicudi, Salina per la Sicilia; Sant’Antioco, San Pietro, Maddalena per la Sardegna. Di queste, 20 risultano ancora non interconnesse alla rete elettrica nazionale (Isole Pelagie, Isole Egadi, Isole Tremiti, Isole Eolie, Ponza, Ventotene, Ustica, Capraia, Isola del Giglio, Gorgona). Tra quelle interconnesse, Capri è l’ultima arrivata, nel 2017. Il solare fotovoltaico rimane la fonte rinnovabile più diffusa sulle isole, mentre le installazioni di micro-eolico risultano invariate rispetto al 2018 (è presente solo a Pantelleria e Sant’Antioco). In termini relativi, nessuna delle isole non interconnesse arriva al 5% della copertura del fabbisogno elettrico da fonti energetiche rinnovabili. Il valore massimo si registra a Ventotene, con il 4,91%, seguita dalle isole Egadi con il 2,44%. La media è inferiore al 2%. Caso a parte l’Isola di Capraia: sull’isola è in funzione una centrale da 3.2 MWe di potenza, alimentata a biodiesel di importazione derivante dalla lavorazione di olio di soia, girasole e colza. La scarsità delle risorse idriche costringono le isole a dipendere dal trasporto attraverso bettoline o da impianti di desalinizzazione per i fabbisogni. Mentre Capri, Ischia, Procida e La Maddalena si riforniscono interamente tramite condotte sottomarine, per la ridotta distanza dalla terraferma. Obiettivo degli interventi dovrebbe essere di ridurre i consumi, recuperando gli sprechi e le perdite nella rete di distribuzione. Inoltre, si dovrebbe puntare a ripristinare e realizzare nuove vasche di raccolta delle acque piovane per utenze domestiche e agricole, metodo antico ed efficace ma caduto in disuso, insieme a sistemi di depurazione delle acque grigie per il riutilizzo in tutti gli usi compatibili. Dovrebbe essere formulata una strategia programmatica di sostituzione del trasporto via nave con sistemi di dissalazione sempre più efficienti, a basso impatto ambientale ed alimentati da fonti rinnovabili. Altra questione: la totale assenza o inadeguatezza dei sistemi di depurazione delle acque reflue. Una delle voci più elevate nel bilancio delle amministrazioni è il trasporto dei rifiuti indifferenziati verso gli impianti della terraferma, via nave, che si aggiunge ai costi di smaltimento. La capacità di differenziare è cresciuta, tra il 2010 e il 2018, su quasi tutte le isole (tranne a Favignana). Capri, Isola d’Elba, Maddalena, Pantelleria, Procida, San Pietro e Sant’Antioco superano sia la media di raccolta differenziata del Centro Italia del 54% che quella del Sud Italia del 46%. L’isola di Sant’Antioco (composta dall’omonimo comune e dal comune di Calasetta) risulta l’isola più virtuosa con il 79% di raccolta differenziata, seguita da Procida (73%) e Pantelleria (71%). All’opposto Ponza e Ustica con il 4 e 5% di rifiuti differenziati, e addirittura un peggioramento dell’incidenza della differenziata sul totale dei rifiuti prodotti (Po nza passa dal 6,3 al 3,5 % mentre Ustica dal 9,7 al 4,5 %).
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