Tre Rostri in Bronzo – Città Nuova – Città Nuova

A ottantacinque metri di profondità sono stati rinvenuti altri tre rostri in bronzo risalenti alla Battaglia delle Egadi. Le ricerche al largo delle Isole Egadi, che furono teatro della Prima Guerra Punica sono condotte dalla ‘Rpm Nautical Foundation’ statunitense e coordinate dalla Soprintendenza del mare (con il soprintendente Adriana Fresina) e dall’assessorato regionale ai beni Culturali.

Le ricerche subacquee, iniziate nel 2004, hanno condotto, negli ultimi anni, al ritrovamento di ben tredici rostri (uno molto bello ed in ottimo stato di conservazione venne ritrovato nel 2008 tra Levanzo e Trapani). I rostri erano delle micidiali armi da guerra, montate nella parte anteriore dell’imbarcazione per speronare ed affondare le navi nemiche. Nelle acque delle Egadi sono stati trovati e recuperati finora undici rostri romani, due cartaginesi e ben ventuno elmi romani del tipo montefortino, ma anche anfore, suppellettili e materiale di dotazione delle navi. I ritrovamenti confermano come quello specchio d’acqua, che fu teatro della battaglia del 10 marzo del 241 a.C., che diede per la prima volta la vittoria in mare alla flotta romana (in precedenza sempre battuta dai cartaginesi) e che pose fine alla Prima Guerra Punica (durata 24 anni), conservi un ricchissimo patrimonio storico ed archeologico, solo in parte individuato. I fondali hanno conservato per 2259 anni quei rostri delle navi, gran parte delle quali (soprattutto quelle cartaginesi) affondarono con il loro carico di grano e di vettovaglie.

Uno dei rostri è stato recuperato dai subacquei altofondalisti della Global Underwater Explorer in collaborazione con il reparto aeronavale della Guardia di Finanza. È un rostro di dimensioni più grandi, che potrebbe appartenere ad un’imbarcazione di più grandi dimensioni, le cosidette navi quinquereme di cui parla lo storico Polibio, colui che raccontò le fasi della guerra punica e che descrisse le fasi della Battaglia delle Egadi. Un episodio importante della storia del Mediterraneo, che Polibio ha ampiamente descritto nelle sue “Storie”. Polibio parlò delle navi quinquereme, molto veloci, ma anche non molto diffuse e di cui esistono quindi pochi reperti. Per questo, il ritrovamento del rostro di Levanzo appare importante.

L’assessore ai Beni Culturali, Sebastiano Tusa, che prima di assumere questo ruolo nel governo Musumeci era stato a lungo Soprintendente del Mare, sottolinea l’importanza della scoperta, che «dimostra, ancora una volta, la validità dell’intuizione che abbiamo avuto sull’identificazione del luogo della Battaglia delle Egadi. Il governo Musumeci ha intenzione di sviluppare sempre più la cooperazione internazionale nella ricerca archeologica che sta dando grandi risultati in termini di arricchimento del nostro patrimonio culturale e di visibilità della Sicilia nel mondo, con ricadute turistiche molto importanti. Fino agli anni 2000, al mondo erano stati ritrovati solamente due rostri. Grazie all’intuizione che ha permesso il ritrovamento dell’esatto luogo della Battaglia delle Egadi, l’Isola detiene un record mondiale: sedici rostri e ventuno elmi. Un primato che pone la politica dei Beni culturali siciliani ai vertici dell’archeologia mondiale, così come riconosciuto da prestigiosi enti di ricerca e università di tutto il mondo».

«L’obiettivo del governo – ha aggiunto il presidente della Regione Nello Musumeci – è quello di portare le nostre scoperte come modello di ricerca scientifica in tutto il mondo. Un modello creato con risorse siciliane grazie alle sinergie con organizzazioni di livello internazionale. La nuova politica dei Beni culturali nell’Isola passa anche da eccellenze come queste che sono certamente volano di sviluppo scientifico, turistico e culturale».

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